La nostra Associazione ha deciso di intraprendere, in vista del prossimo Convegno, un nuovo percorso, un esperimento interessante che permetterà agli studenti delle scuole che aderiranno al progetto di incontrare, durante l’anno scolastico, diversi scrittori e discutere con loro dei loro libri.

Il primo appuntamento che abbiamo voluto organizzare è stato quello con Paolo Di Paolo, presso l’Istituto “San Vincenzo De Paoli” che ha presentato agli studenti che hanno voluto partecipare all’incontro il suo ultimo romanzo “Mandami tanta vita” (Feltrinelli 2013).

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Di seguito il report scritto da Paolo Laganà del Convitto Nazionale di Stato “Tommaso Campanella”

I advance for as long as forever is (Io vado avanti quanto dura il sempre)

Proseguono gli incontri organizzati dall’Associazione culturale “Pietre di Scarto”,  presieduta dalla prof.ssa Tita Ferro. Lunedì 27 Maggio 2013 è stato ospite presso l’auditorium “ S. Vincenzo De’ Paoli ” il giovanissimo scrittore Paolo di Paolo.

Nato a Roma nel 1983, questi ha mostrato già da giovane età una spiccata inclinazione verso la scrittura e la letteratura. Intorno ai quindici anni ha intrattenuto una corrispondenza con Indro Montanelli. A diciotto è salito sul palcoscenico con Franca Valeri. Ha collaborato con Andrea Camilleri e con Dacia Maraini, con cui ha realizzato nel 2005 il libro – intervista “ Ho sognato una stazione ”. Di Paolo è noto per la sua capacità di “ dribblare ”, durante le interviste, le risposte con citazioni di vari autori.

Dopo il romanzo “Dove eravate tutti”, Paolo di Paolo torna in primo piano: la sua ultima fatica “Mandami tanta vita” ( Feltrinelli 2013 ) è davvero capace di legarci alle storie dei personaggi, cosa non facile in un’epoca come la nostra, in cui i giovani sono sempre più distaccati dalla letteratura e sempre più presi dalle nuove tecnologie che, anche se talvolta usate in maniera inopportuna o dannosa, possono offrire una quantità enorme di sapere.

Se scrivere significa espandere il proprio mondo interiore, lo scrittore deve trovare le parole giuste per una cerchia allargata di persone e non per un gruppo ristretto di “amici”, come accade in numerosi social networks. Ma, attenzione ! La destinazione di un libro ad un vasto pubblico non presuppone la facilità del libro stesso. Anzi, è importante, spiega di Paolo, che un libro sia difficile: non tutto deve essere facile. Il lettore può abbandonare la lettura di un libro ostico (o meglio può fuggire dal bosco di quel libro), ma non ci sentiremo forse migliori dopo che, entrati nella psicologia dei personaggi, riusciremo a fare nostra quella determinata scrittura ?

Mandami tanta vita ”, ambientato nella Torino del 1926, è ispirato a una storia vera ma, come racconta lo stesso di Paolo, è allo stesso tempo un’opera di finzione: quasi tutti i dettagli sono stati rielaborati prendendo spunto da lettere, documenti e testimonianze dell’epoca. “Senza la lettura di ‘ Nella tua breve esistenza. Lettere 1918 – 1926 ‘, l’epistolario di Pietro e Ada, non avrei potuto scrivere nemmeno una pagina”, confessa l’autore. Il protagonista del romanzo, Piero, è il ritratto dell’intellettuale ed antifascista Piero Gobetti, scomparso prematuramente a causa della fragilità di salute gravemente provata dalle violenze fasciste. Gobetti aveva dovuto lasciare, negli ultimi giorni di vita, la moglie Ada ed il figlio appena nato per rifugiarsi a Parigi.

Il titolo, che potrebbe sembrare allocutivo (cioè che si rivolge direttamente al lettore), è in realtà ricavato dal passo di una lettera scritta da Piero ad Ada, dove si legge: “Le tue lettere sono vita per me, quindi mandami tanta vita”. A Piero Gobetti, personaggio storico, si contrappone la figura inventata di Moraldo. Questi, arrivato a Torino per una sessione d’esami, coltiva una segreta ammirazione per Piero che, a soli ventiquattro anni, ha già fondato riviste ed una casa editrice. Gobetti è tutto ciò che Moraldo, apatico e “spento”, vorrebbe essere ma non può perché prigioniero di ansie e paure. È l’opposto di Piero, il quale, con la sola forza del desiderio, ha realizzato i propri sogni. “ Tutto è una sola cosa. E quando desideri qualcosa, tutto l’Universo cospira affinché tu realizzi il tuo desiderio ”, scriveva Paulo Coelho ne “L’Alchimista”.

Paolo di Paolo racconta l’infanzia di Gobetti. Nato da una famiglia di droghieri, si interessa già da tenera età allo studio, tanto da laurearsi precocemente tra il grande stupore dei genitori.

Purtroppo Moraldo, in cui Paolo di Paolo, in giornate di spenta ispirazione, si rispecchia, non riesce ad incontrare Piero, e resta sconvolto alla notizia della sua morte, avvenuta a Parigi quando anche lui si trovava lì per inseguire l’amore.

Piero muore da eroe: non ha mai voluto rinunciare alla propria identità ed alla propria ideologia. Ha voluto essere sempre se stesso e non si è fatto condizionare dai giudizi della gente.

Oggi, invece, nella nostra società globalizzata, prevale l’omologazione: un numero sempre più vasto di giovani sceglie la strada dell’apatia, dell’indifferenza, dell’ “impermeabilità a tutto” e rinuncia a perseguire i propri ideali.

“Se continuerà, questa visione pessimistica porterà al cinismo”, spiega di Paolo, “Ho scritto questo libro con rabbia”.

Alla fine del libro è proprio la morte di Piero che traumatizza Moraldo e che, paradossalmente, sconfigge le sue incertezze. Moraldo capisce cosa vuol dire crescere: provare dolore per la perdita di una parte di sé, lasciarsi alle spalle i miti dell’infanzia, accettare i propri limiti, sentirsi Uno.

Paolo di Paolo è stato accusato di “ ammiccare al presente ” scrivendo “ Mandami tanta vita ”. Un’allusione involontaria ma in fondo automatica: la situazione politica degli anni ’20 era molto simile a quella attuale. All’epoca si viveva in un’atmosfera cupa, in un periodo di gravi tensioni che sarebbero poi sfociate nella crisi del ’29. Di Paolo cita una frase di Gobetti che sembra essere stata scritta oggi: “Restare politici nel tramonto della politica”. L’Autore confessa che, scrivendo questo libro, ha cercato di allontanarsi dal presente. Attingendo a varie fonti, si è invece ritrovato a toccare problemi molto simili a quelli attuali. L’insegnamento di Piero può servire ancora oggi: il fuoco della sua passione (richiamato dalla copertina di un rosso intenso) fa capire che, anche in situazioni difficili, quando tutto sembra perso, si può provare a cambiare le cose; tutto dipende da noi.

Il senso del libro di Di Paolo si può forse racchiudere nella splendida frase di Dylan Thomas che ho scelto come titolo (“Io vado avanti quanto dura il sempre”). Questo, oltre ad essere significativo perché tratto da un frammento dello stesso Thomas intitolato “24 anni”, che è proprio l’età di Piero quando muore, è un incoraggiamento essenziale per tutti: in ogni epoca, in ogni caso, bisogna lottare contro ogni forma di imposizione. Solo così potremo essere liberi e le nostre idee si imporranno e continueranno a vivere anche dopo di noi.