Introduzione di Tita FERRO ed il testo di Maria  BAMBACE

Per il Laboratorio di scrittura creativa siamo in dodici. La Coordinatrice ci sorprende: distribuisce  ad ognuno un piccolo cartoncino rettangolare su cui è scritto Personaggio e ci invita a scrivere dietro un personaggio che potrebbe far parte di una storia. Raccoglie i cartoncini e ce ne dà un secondo, poi un terzo, sei in tutto: su ciascuno è indicato uno degli <ingredienti> del racconto, un incipit, un ambiente, uno o più oggetti, una situazione, il protagonista: di volta in volta ci invita a scrivere dietro la nostra proposta e raccoglie i cartoncini prima di darci il seguente.
Quando ha finito, come in un gioco di carte,  ridistribuisce i cartoncini a caso, ma in modo che ciascuno di noi abbia tutti e sei i soggetti. Ci invita quindi a considerare attentamente le carte che ci sono capitate: a partire dall’incipit dobbiamo utilizzare per il nostro racconto i personaggi, gli ambienti, gli oggetti … che sono indicati sulle carte. Ci fa notare che anche ciascuno di noi sta scrivendo la storia della sua vita con le carte che ha avuto, che non ha scelto: una famiglia, un tempo e circostanze particolari, persone ….
Scriviamo per quindici minuti, ci fermiamo al suo stop e leggiamo quello che abbiamo scritto, meravigliandoci per la creatività di cui ciascuno di noi ha dato prova: ridiamo per il modo originale con cui qualcuno è riuscito ad utilizzare carte difficili da mettere insieme.
Ci siamo divertite tanto che alcune di noi chiedono di poter ripetere l’esercizio.
 

Il testo di Maria Bambace

Le carte di partenza:

Protagonista: Sarto
Personaggio: Rammendatrice
Ambiente: Secca
Oggetti: Telefono, penna, block-notes
Situazione: Contrasto
Incipit: E corse subito fuori

CRISI DI COPPIA

E corse subito fuori, perché dentro soffocava; aspettava una telefonata urgente e da lì la sua vita avrebbe preso un corso certamente diverso. Erano  sposati da più di trent’anni , lui sarto lei rammendatrice e spesso avevano dato  punti al loro matrimonio, specialmente lei, con estrema pazienza, più volte aveva rivitalizzato momenti di stanchezza e addirittura tradimento, come se dovesse ripristinare la tessitura di uno strappo nella stoffa, ma ora si trovavano ad un punto morto, come in una secca esteriore e interiore.
Infatti, Claretta aveva la gola arsa, le parole non uscivano se non a monosillabi, quelle parole che invece più volte, nelle discussioni con Felice, erano state fluenti e a suo parere persuasive. Eppure, Felice ogni volta ci ricadeva, dopo il perdono della moglie e le sue promesse di non tradirla più.
Ma perché la tradiva e soprattutto quando? Visto che faceva un lavoro sedentario e teoricamente era sempre sotto i suoi occhi. Certo, Claretta a cinquant’anni suonati, non si faceva più illusioni sulla sua avvenenza, anche se era stata una ragazza che toglieva il fiato ai giovani del suo quartiere. Alta, ben fatta, con una capigliatura di un nero corvino con riflessi luminosi, occhi neri e intelligenti, nonostante i numerosi pretendenti, aveva scelto Felice anche lui un bel ragazzo, corteggiatissimo per i suoi occhi che calamitavano le donne e soprattutto le sue labbra che promettevano … L’aveva prepotentemente soffiato a un’altra ragazza dello stesso quartiere ed era convinta che facendo un lavoro simile al suo, il loro amore sarebbe stato sempre vivificato, con lo stare insieme. Lungo gli anni, si era resa conto però che lo stare sempre vicini, invece di vivificare l’amore l’aveva quasi isterilito, così non avevano più molto da dirsi e se si parlavano, era per rinfacciarsi i tradimenti a lui da parte di lei o il non avergli dato figli a lei da parte di lui.
Claretta, negli anni aveva perso lo smalto giovanile, notava ogni giorno nello specchio nuove rughe dovute alle tante notti insonni in attesa che lui tornasse e al cruccio di n on aver potuto diventare madre. Proprio in forza di questo suo sentirsi in colpa, aveva perdonato le scappatelle del marito, ma Felice aveva tirato troppo la corda infatti, non era più la scappatella di una serata, ma qualcosa di più compromettente e ora Claretta non era più disposta a perdonarlo e non aspettava che di annotare il numero di telefono sul suo block-notes e dare una svolta alla sua vita.
Il marito inveiva contro di lei che aveva preso la drastica decisione di piantarlo e cambiare città; ma lei, anche se con mani tremanti che gli avevano fatto sbagliare più volte il numero, vedeva in questo numero una via di uscita da, se non trent’anni, almeno venti della sua  infelice  vita matrimoniale e la possibilità di rendersi finalmente libera da ogni umiliazione e vivere con serenità e in piena dignità gli anni della maturità. Così, se è vero che la vita comincia a cinquant’anni, come dicono oggi perché la vita delle donne si è allungata fino agli 80 e passa, lei avrebbe avuto ancora trent’anni per “vivere” non “sopravvivere” accanto a un traditore. Infatti, si rendeva conto che aveva amato Felice e molto, ma non aveva ricevuto quello che aveva sognato e aspettato.
Era romantica? no era realista e con realismo e un pizzico di sogno era pronta a voltare pagina senza pensare alle inevitabili difficoltà che avrebbe incontrato nella nuova città.